Il Tempio

Alcuni cenni storici e architettonici.

Nel 1899, sul terreno donato dal Belleci e con il generoso sostegno economico della comunità svizzera ma anche di tanti altri membri, si edifica il Tempio di via Naumachia. Fecondi gli anni seguenti con contatti con la camera del lavoro, col circolo socialista. I pastore fu anche redattore del principale giornale locale. Frutto di questa attività fu il cambiamento di opinione sugli evangelici da parte delle istituzioni e di molti semplici cittadini. Si segnala anche una vasta diaspora in molti paesi della provincia. La presenza della folta colonia svizzera portò anche alla istituzione di un culto in lingua tedesca. Dopo il 1940 la comunità raggiunge il massimo di 226 membri. Negli anni dell’anteguerra e della guerra opera a Catania un estroverso e geniale intellettuale che è Teodoro Balma, laureato a Catania e lettore di lingua francese. Scrive sui giornali, tiene conferenze di alto livello fonda una collana di opuscoli a carattere storico e la rivista Persona.  Dopo anni di continua crescita, in seguito ai bombardamenti e al conseguente sfollamento, dal 1943 al 1946 le attività vennero smesse e ai culti poterono partecipare solo poco più di una decina di persone. Solo dopo il 1946 comincerà una lenta ricrescita che, tra alterne fortune, ci porterà ai giorni nostri.

Riguardo alla costruzione edile del Tempio di Catania, non si ha notizia di professionisti tecnici che ne vantino la progettualità, mentre l’anno di edificazione risulta essere il 1890 sia dall’epigrafe summenzionata, sia dal dizionario biografico della Società di Studi Valdesi, in cui si legge come un certo Vincenzo Trobia (18 dicembre 1853 – 27 febbraio 1929), capomastro originario di Caltanissetta, convertitosi al protestantesimo, maestro e evangelista della Chiesa Valdese, si sia trasferito a Catania nel 1889, dedicandosi alla supervisione dei lavori di costruzione del tempio, che pare si siano conclusi alla fine di quello stesso anno.
Non così nella ricerca sociologica a cura di Renato D’Amico, ” Diffusione e differenziazione dei modelli culturali in una metropoli mediterranea. Indagine sui gruppi e i movimenti religiosi non cattolici presenti a Catania”, che fa risalire l’edificazione del Tempio valdese al 1899. Una discordanza di dieci anni.

Più fonti, tuttavia, ivi compresa la suddetta Indagine a cura di Renato D’Amico, rintracciano nel 1869 la nascita ufficiale, con il pastore Augusto Malan, della Chiesa valdese di Catania, intesa come comunità. Nel primo decennio del 1900, poi, la comunità cresce nel circondario, da Giarre a Misterbianco, a Paternò, Augusta e Caltagirone. L’architettura del tempio presenta nel prospetto caratteristiche riconducibili al gusto “eclettico” di fine Ottocento. Posta in posizione arretrata rispetto al fronte degli edifici attigui lungo la via Naumachia, lascia posto ad un piccolo sagrato delimitato dalla sede stradale da una semplice ringhiera in ferro. Il fronte, concordemente alla tipologia della copertura, è “a capanna”, concluso all’interno da un timpano scorniciato, da un basamento bugnato e dalle paraste cantonali anch’esse bugnate.

La navata unica interna è denunciata all’esterno dalla presenza di un unico ingresso centrale posto a quota superiore rispetto a via Naumachia. L’ingresso è sormontato da una piattabanda orizzontale ed un arco bugnato.

Per l’intera altezza del portone di ingresso il prospetto presenta un basamento in pietra bianca a fasce orizzontali, che si conclude con una cornice che racchiude al suo interno anche l’arco centrale. Due finestre ad arco a tutto sesto si aprono simmetricamente a destra e sinistra del portone ad altezza della cantoria interna, illuminando l’interno. Sono sormontate da cornici ad arco che corrono, rettilinee, per la restante larghezza del prospetto e da cui, al centro, pende una fascia orizzontale con la scritta “CHIESA EVANGELICA”.

Oltre il livello del soffitto cassettonato del Tempio, all’esterno sono collocate tre finestre, simmetricamente disposte, tutte ad arco a tutto tondo, la centrale di altezza maggiore. Nessuna corrispondenza con l’interno del Tempio, ma con i locali destinati al Pastore, il cui livello del piano di calpestio è segnato all’esterno da una fascia con cornice.