Un momento per poter riflettere insieme sul linguaggio, su come questo ci rappresenti e definisca il mondo in cui viviamo.
La riflessione vedrà il contributo di Majid Capovani e Valentina coletta, attivistə LGBTQIA+.
Chiesa Evangelica Valdese di Catania
Waldensian Evangelical Church in Catania – Union of Methodist and Waldensian Churches – Sunday Services: 10.30 am
Domenica 16 Maggio 2021 le Chiese Battista e Valdese di Catania dedicano il Culto domenicale alla Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia, che come ogni anno viene celebrata il 17 Maggio.
Infatti, il 17 maggio 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali e nel 2007, in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBT, l’Unione Europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l’omofobia sul suo territorio.
La scelta del 17 Maggio deriva anche dal “Paragrafo 175” che era un articolo del codice penale tedesco in vigore dal 15 maggio 1871. Esso considerava un crimine i rapporti sessuali di tipo omosessuale tra uomini, e fu applicato principalmente (ma non solo) durante il regime nazista. Il Paragrafo 175 fu abolito nel 1989 dalla Germania Est e definitivamente solo nel 1994 dalla Germania unita.
«Nel 2020, le violenze e gli abusi contro le persone LGBT nel nostro Paese sono aumentate del 9% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un dato preoccupante che reclama ancor più attenzione non solo da parte dello Stato, ma anche da parte delle Chiese.» (Circolare UCEBI 6 Maggio 2021).
Raccogliendo questo invito, le nostre Chiese pregheranno per il superamento dell’Omofobia e della Transfobia e per tutte le ancora numerose vittime di violenze e discriminazioni. Il Culto sarà ispirato alla Liturgia proposta dalla Commissione la Commissione BMV Fede, Genere e Sessualità e dalla REFO (Rete Evangelica Fede e Omosessualità).
Il testo biblico proposto è tratto dalla Lettera ai Romani “Non abbiate debiti con nessuno, se non di amarvi reciprocamente. Chi ama l’altro, infatti, ha adempiuto la legge” (Romani 13:8). Un testo che richiama tutte e tutti al nostro debito d’amore verso l’altro.
Il Culto sarà celebrato alle ore 10:30 presso il Tempio Valdese di via Naumachia 20 e potrà anche essere seguito in diretta (e differita) Facebook tramite il Gruppo “Chiese valdese e battista di Catania”: siete tutti e tutte invitati!
Roma (NEV), 10 maggio 2021 – Il Segretariato attività ecumeniche (SAE) di Milano propone, in collaborazione con il Centro Culturale Protestante, un seminario su un tema “ecumenicamente urgente”. Si tratta di un ciclo di quattro incontri “per andare alle radici degli stereotipi di genere nelle tre religioni abramitiche. Ebraismo. Cristianesimo. Islam”. Così si legge nella presentazione dell’iniziativa. Le date sono: 12, 17 e 27 maggio; 10 giugno.
A partire, ad esempio, da letture “altre” di Bereshit/Genesi 2 e 3, l’intento è quello di “decostruire l’archetipo della donna subordinata all’uomo e responsabile della perdita della cittadinanza paradisiaca, con tutto l’immaginario religioso che ne è derivato. Un’interrogazione del Corano e della tradizione islamica, sulle tracce del mito genesiaco e dell’impronta androcentrica”.
Scrivono, quindi, gli organizzatori: “Riconoscere, nei testi fondativi delle nostre fedi e nelle interpretazioni che per secoli sono rimaste univoche, le ferite di genere, forse non le rimargina. Ma diventano fessure da cui intravvedere nuove prospettive, una diversità riconciliata che rende giustizia al disegno originario di un essere umano creato a immagine e somiglianza solo in quanto maschio e femmina insieme. Peccato dimenticarsene”.
La prima ospite del percorso è Elena Lea Bartolini De Angeli, docente di Giudaismo ed Ermeneutica ebraica. Poi, Cristina Simonelli, presidente Coordinamento teologhe italiane (CTI). Interverrà successivamente Daniela Di Carlo, teologa e pastora titolare della chiesa valdese di Milano. Infine, Rosanna Maryam Sirignano, dottoressa in Studi Islamici.
Introducono i quattro incontri le presidenti di quattro associazioni impegnate nella promozione della giustizia di genere. Inizialmente Paola Cavallari, presidente dell’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne (OIVD). Quindi Lucia Vantini, vicepresidente CTI. Seguirà Gabriela Lio, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI). Per l’ultimo incontro invece Paola Lazzarini, presidente Donne per la Chiesa.
Per informazioni e per avere il link, inviare una richiesta di partecipazione a SAE Milano: sae.gruppomilano@gmail.com
Le dirette streaming e le registrazioni saranno, inoltre, disponibili sul canale YouTube del SAE Milano.
https://www.youtube.com/channel/UCXKkd8aqwm6Uxnl9_8h68nQ
Scarica qui la locandina: Che genere di peccato.
mercoledì 12 maggio 2021, ore 18.
Elena Lea Bartolini De Angeli, docente di Giudaismo ed Ermeneutica ebraica: “Si chiamerà donna”.
Introduce: Paola Cavallari, presidente OIVD.
lunedì 17 maggio 2021, ore 18.
Cristina Simonelli, presidente CTI: Esuli figli di Eva.
Introduce: Lucia Vantini, vicepresidente CTI.
giovedì 27 maggio 2021, ore 18.
Daniela Di Carlo, teologa e pastora titolare della chiesa valdese di Milano: Una donna libera di scegliere.
Introduce: Gabriela Lio, presidente FDEI.
giovedì 10 giugno 2021, ore 18.
Rosanna Maryam Sirignano, dottoressa in Studi Islamici: Eva nel Sublime Corano.
Introduce: Paola Lazzarini, presidente Donne per la Chiesa.
Il ciclo di incontri prosegue idealmente il filone tematico dello scorso anno, che aveva per tema portante le “Donne nelle chiese e nelle comunità di fede“.
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Incontro online venerdì 7 maggio alle 17:30, promosso dal Centro culturale protestante Pietro Martire Vermigli di Firenze e dalla Claudiana. Partecipano Cristina Simonelli, Dora Bognandi e Paolo Ricca. Coordina Letizia Tomassone.
Roma (NEV), 28 aprile 2020 – Un momento di confronto su “La donna nel Nuovo Testamento e nella Chiesa”, a partire dall’omonimo libro di Cristina Simonelli, Rosanna Virgili, Paolo Ricca, a cura di Brunetto Salvarani. Lo organizza il Centro culturale protestante di Firenze “Pietro Martire Vermigli”, con la casa editrice Claudiana, per il prossimo venerdì 7 maggio alle 17:30. Interverranno all’incontro la presidente del Coordinamento teologhe italiane Cristina Simonelli, Dora Bognandi della chiesa avventista, già presidente FDEI, il pastore e teologo valdese Paolo Ricca. Coordinerà il dibattito Letizia Tomassone della chiesa valdese di Firenze.
L’appuntamento si svolgerà su zoom: ID riunione 817 6879 2148, passcode 401233.
Qui la locandina in pdf: Locandina 7 maggio
Ed ecco che torna il materiale per prepararci alla Domenica della FGEI! Come di consueto la domenica della FGEI è fissata per la prima domenica di maggio (9 maggio 2021). Chiaramente, questo non impedisce alle comunità di svolgere questo culto in altre occasioni più congeniali alla vita comunitaria, proprio per poter elaborare e riflettere sull’interezza del materiale fornito!
Quest’anno la Scheda Culto è a cura della pastora Cristina Arcidiacono, che ci fornisce molti spunti di riflessione e tante idee di attività per poter lavorare insieme sul testo (ATTENZIONE! si possono fare anche online). Sappiamo che in questo momento ogni comunità e ogni gruppo si sta organizzando in modo diverso, speriamo che nonostante la situazione ci sia la possibilità di preparare un culto utilizzando questa scheda culto, in cui trovate anche un suggerimento di liturgia, o che almeno possa essere uno strumento utile per continuare a riflettere insieme.
Potete scaricare cliccando QUI il materiale per il culto della FGEI 2021
@Copyright Testo e Foto: FGEI.IT
In vista della festa dei lavoratori, uno sguardo su alcune delle istanze più difficili ma anche combattive di questo periodo
La pandemia di coronavirus, unita alle misure adottate per limitarne la diffusione (soprattutto quelle a singhiozzo che hanno caratterizzato, tra gli altri paesi, l’Italia), ha dato un colpo pesantissimo al mercato del lavoro italiano.
Ad inizio aprile Istat ha pubblicato un rapporto che metteva a confronto i numeri del febbraio 2021 con quelli dello stesso mese del 2020, ovvero l’ultimo mese prima che si diffondesse anche in Italia il virus Covid-19. Basta un numero per comprendere la gravità della situazione: la diminuzione degli occupati è di 945mila unità. L’emorragia riguarda tutti i settori, anche se in modo non omogeneo, perciò non è il caso di stilare la classifica delle categorie più in difficoltà. Sono però emerse recentemente alcune nuove istanze sulle quali, in vista del Primo Maggio, ci si può soffermare per provare a tastare il polso complessivo.
Venerdì 30 aprile, ore 20:30 in diretta sulla pagina Facebook della casa editrice Villaggio Maori e, in contemporanea, sulla pagina Facebook della Biblioteca Navarria Crifò.
Parteciperanno:
Ibrahima Lo, autore
Francesca Leone, Ong Mediterranea (equipaggio di terra)
Agnese Colpani, Ong Mediterranea (medico di bordo)
Modera:
Maria Luisa Palumeri, Chiesa Evangelica Valdese di Catania
Il libro:
Ibrahima Lo è in Italia da pochi anni e ci è arrivato partendo dal Senegal, sopravvivendo ai lager libici e dopo che il gommone con tante, troppe persone a bordo su cui viaggiava è naufragato. Non un’inchiesta condotta da terze voci, ma la storia vera di chi è grato alla vita per averne ancora una e poterne scrivere, a partire dal ricordo della fame saziata a pane e acqua. Questo libro è il racconto di chi ha rischiato di morire ripetutamente nella speranza di approdare a una terra promessa, l’Europa, e che – nonostante la meta venga raggiunta – deve farei i conti con il razzismo di una società ipocrita e xenofoba, con lavori in nero e sottopagati, e una nuova vita da costruire a partire dal niente. Ma quella di Ibrahima Lo è anche la narrazione felice di una solidarietà che resiste all’oscurantismo, di persone ancora umane in grado di aiutare chi ha un’esperienza da migrante alle spalle.
Pane e acqua è il resoconto personale di chi nutre ancora il sogno di un’integrazione possibile, di chi partecipa alla speranza di un mondo realizzabile, raccontando storie di sopravvivenza e rinascita.
L’evento è organizzato dalla Biblioteca Navarria Crifò insieme alla casa editrice Villaggio Maori e a Mediterranea Catania.
Ci sono persone che attraversano il cielo del mondo come comete. Persone che irradiano tanto diffusamente da spalancare lo sguardo agli astanti attorno. Persone che non si accontentano di essere spettatori. Ogni loro passo è un terremoto, lascia solchi profondi, così che possano essere seguiti da altri. Come le comete, seguono una strada, si muovono apparentemente in una direzione altra, velocissima e impercettibile, che muove il desiderio e sprona alla sequela.
Ebbene. Il pastore Lucio Schirò (1877–1961) non era tra queste. O meglio. Fu per molti una cometa, luminosissima, ma tutt’altro che evanescente.
Leggi tutto “Lucio Schirò: un volto e una storia da non dimenticare.”
Movimenti femministi, liberazione delle coscienze e diritti nel libro di Federica Tourn.
Un diversificato paesaggio di resistenze femminili viene disegnato attraverso gli incontri che Federica Tourn racconta nel suo libro Rovesciare il mondo. I movimenti delle donne e la politica. Resistenza alle destre religiose e politiche che in molte parti del mondo cercano di riproporre un ordine cosiddetto “naturale”; resistenza alle violenze e al controllo del corpo femminile; resistenza in nome della libertà riproduttiva e della libertà di movimento e di pensiero.
Sono l’audacia e la fiducia di poter rovesciare il potere patriarcale ciò di cui parla il libro. Una utopia immaginata e a tratti messa in pratica, come nei villaggi curdi egualitari e democratici. Alcune storie raccontate nella scrittura felice di Federica Tourn sono più scure, dominate da cappe di oppressione da cui i movimenti di donne cercano libertà. È questo il caso del movimento Femen ma anche delle donne che in Polonia si battono contro leggi antiabortiste e liberticide. Altre storie sono piene di fiducia perché raccontano spazi di libertà vissuti pienamente, come l’esperienza svedese.
In questo libro si rende visibile un lavoro giornalistico durato a volte anni, di incontri che Federica Tourn ha cercato e poi ritrovato, di interviste e scavo nelle fonti, come nel caso del Tribunale delle donne di Sarajevo. Un lavoro che l’autrice dispiega davanti a noi a partire da uno sguardo di donna, capace di abitare i margini di un mondo non fatto per essere abitato dalle donne, ma in cui esse aprono continuamente delle brecce per poter respirare un’aria di libertà che coinvolge tutti.
Un tema specifico che sta a cuore all’autrice è quello dell’aborto. Perché porta con sé il tema del controllo del corpo femminile, perché affonda le radici in concezioni religiose che legittimano il dominio maschile sulla generatività femminile. Il divieto di aborto è diventato un’ossessione dei governi eletti negli ultimi tempi e dei movimenti pro-life in ogni parte d’Europa e negli Stati Uniti. Questo tema ha degli accenti specifici in Italia, legato com’è all’obiezione di coscienza dei medici e a movimenti di destra come quello che ha organizzato il congresso di Verona 2019.
Sembrano rinverdire lo slogan fascista “Dio, patria e famiglia” facendo opposizione a qualsiasi forma di famiglia che non sia quella eterosessuale e patriarcale, secondo loro sanzionata dalle radici bibliche (queste sconosciute, viene da dire!). Si crea così un fronte antiabortista molto “ecumenico” (evangelici, cattolici, ortodossi, ma anche ebrei e musulmani) contro le nuove forme di famiglia e di amore e contro tutte le identità libere dall’eteronormatività. Scrive la filosofa politica Giorgia Serughetti citata dall’autrice: «Al di là dell’esigenza mai sopita di mantenere sotto controllo la sessualità femminile, oggi questi movimenti hanno cambiato strategia, puntando sulla preoccupazione per la denatalità: giocano meno sulla sponda del divieto morale e fanno leva sull’insicurezza economica e sociale», sostenendo quindi politiche anche razziali, con lo spauracchio della sostituzione di popolazioni migranti molto più giovani e attive a quella europea più vecchia e benestante.
Il libro oscilla quindi tra pagine più politiche che affrontano i nodi del razzismo e del patriarcato, e pagine in cui il racconto si fa più narrativo. A questo si aggiungono alcune interviste dedicate alla situazione italiana e alla Casa internazionale delle donne di Roma. Nel dibattito femminista italiano, preso tra il pensiero della differenza, che difende categorie ontologiche del femminile e rifiuta anche di sostenere la legge Zan, vista come portatrice di confuse definizioni identitarie, e i movimenti per i molteplici diritti sessuali, l’autrice si schiera con il movimento “Non una di meno”. E la sua attenzione va soprattutto verso le nuove generazioni di donne, alcune giovanissime come Greta Thunberg e le ragazze dei Fridays for Future.
C’è spazio anche per la chiesa cristiana in questa rassegna, non solo in quanto fautrice in molti modi di una legittimazione patriarcale del mondo, ma anche attraverso la pratica delle attiviste tedesche di Maria 2.0, un movimento nato dall’indignazione per gli abusi sessuali nella chiesa cattolica. Il capitolo sulla Tunisia illustra invece la battaglia per diritti di cittadinanza e di eredità da parte di donne nel contesto di un Islam moderato, che fa da contesto sociale e da fede personale. Questo libro ci porta anche a riflettere sul rapporto tra cittadinanza e fede, tra diritti civili e personali e visioni religiose.
La potente introduzione narrativa sulla sorte di Flavian e delle schiave domestiche in Libano illustra nel modo migliore come la collocazione occidentale faccia anche delle femministe delle possibili complici in un mondo interrelato. Mostra nei fatti che cosa significa intersezionalità, identità occidentale, schiavitù postmoderna. Aspirare alla ribellione è allora la cifra di questo libro, che si presenta come una risorsa di resistenza che impegna a prendere parte, e a non accettare l’erosione dei diritti delle donne in nessuna parte del mondo.
* F. Tourn. Rovesciare il mondo. Palermo, ed. Aut Aut 2020, pp. 299, euro 16,00.
Foto di Paolo Ciaberta
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Torsten Moritz, segretario generale della Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (CCME) – cui aderisce anche la FCEI, spiega in un video le ragioni delle chiese: servono soluzioni durevoli, occorre confermare il diritto di chiedere asilo. Un appello alla solidarietà e per i passaggi sicuri.
Roma (NEV), 19 aprile 2021 – “I diritti delle persone che arrivano in Europa, i diritti dei migranti, sembrano venire per ultimi o non essere nemmeno presi in considerazione. Il problema fondamentale è le regole esistono ma non vengono implementate”. Lo ha detto in un video, a proposito del Patto UE sulle migrazioni, Torsten Moritz, segretario generale della Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (CCME) – cui aderisce anche la FCEI.
Moritz ha espresso apprezzamento per la risposta ecumenica al patto europeo sulle migrazioni, che comprende 12 diversi documenti e quasi 500 pagine di testo. Le preoccupazioni più centrali espresse dalla comunità ecumenica riguardano tuttavia il fatto che tale strategia debba “offrire soluzioni durevoli e confermare il diritto di chiedere asilo”. Le chiese ribadiscono inoltre un “forte appello alla solidarietà e ai passaggi sicuri”, come i corridoi umanitari, sul modello dell’esperienza attivata in Italia dalla FCEI con la Tavola Valdese e S. Egidio. Di seguito il video integrale:
Per maggiori informazioni sulla strategia europea: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/promoting-our-european-way-life/new-pact-migration-and-asylum_it
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In realtà, Küng, morto il 6 aprile a 93 anni, non era, rigorosamente parlando, un “teologo cattolico”. Era teologo, accademico di grande prestigio e divulgatore brillantissimo, autore di decine di libri di alto livello; ed era anche appassionatamente cattolico, legato alla sua chiesa, che criticava con enfasi ma che amava in modo viscerale. Secondo la sede romana, tuttavia, non poteva insegnare teologia a nome della Chiesa cattolica (in questo senso, dunque, non era “teologo cattolico”), in particolare perché aveva esplicitamente e pertinacemente respinto il dogma dell’infallibilità papale. Nel 1979, dunque, poco prima di Natale, gli era stata revocata l’autorizzazione ecclesiastica all’insegnamento. L’Università di Tubinga aveva reagito scorporando l’Istituto per la ricerca ecumenica dalla Facoltà di Teologia, affidandolo a Küng perché continuasse a insegnare e ad attirare studentesse e studenti nella città del Württenberg.
E pensare che questo lucernese cattolicissimo si forma alla Gregoriana, risiedendo al Germanicum, il severo collegio diretto dai gesuiti, non lontano da piazza Barberini. Il dottorato, però, lo consegue a Parigi, con una tesi, appunto, sulla giustificazione, nella quale sostiene la compatibilità della dottrina del Concilio di Trento con quella evangelica, in particolare nella formulazione di Karl Barth. Un libro che nel 1957 appare un po’ strano (Barth afferma che Küng lo ha capito benissimo, ma aveva frainteso Trento; Joseph Ratzinger scrive che l’autore aveva rettamente restituito Trento, ma non aveva compreso Barth), ma che quarantadue anni dopo sarà sostanzialmente confermato dalla Dichiarazione congiunta cattolico-luterana.
È l’inizio di una folgorante carriera, che lo porta in cattedra a poco più di trent’anni, nella prestigiosa Facoltà cattolica di Tubinga. Negli anni del Concilio, Küng è tra i portavoce del rinnovamento, ma ben presto si mostra disilluso; il suo libro su La chiesa, del 1967, rappresenta una risposta critica alla Lumen Gentium. Ma la bomba vera e propria scoppia, come abbiamo detto, con il libro sull’infallibilità, del 1970, un pamphlet efficacissimo. A differenza della maggior parte dei suoi colleghi, Küng dice pane al pane e vino al vino, nella fattispecie che il dogma dell’infallibilità è privo di basi bibliche e tradizionali. Da allora diviene il bersaglio di una persecuzione da parte del magistero romano. Molti teologi, non solo cattolici, snobbano Küng come “divulgatore”. E così egli deve “accontentarsi” di un immenso successo, accompagnato da ottimi incassi e vasta popolarità, con tanto di copertina di Time.
È vero, però, che, a partire dagli anni Settanta del Novecento, Küng si rivolge ampiamente al grande pubblico: il già citato Essere cristiani segna per molti il primo contatto con l’esegesi critica; un decennio dopo giunge la teologia delle religioni. Contemporaneamente, Küng continua la sua battaglia per il rinnovamento della Chiesa cattolica. È molto amico dei suoi colleghi evangelici tubinghesi Jüngel e Moltmann, ma litiga con loro quando cercano di spiegargli che difficilmente il papa smetterà di essere papista; in Italia, è poco apprezzato da Vittorio Subilia, che lo considera un moyenneur, come avrebbe detto Calvino, cioè un uomo del compromesso. A me è sempre parso una superstar della cultura, un uomo assai competente e un credente convinto, che trasmette con passione per l’evangelo il compito di pensare la fede. È un po’ paradossale, ma proprio leggendo lui, che voleva a tutti i costi dirsi cattolico, sono diventato protestante e anche per questo gli sono sempre stato grato.
Küng non manca di autoconsapevolezza: scrive, a esempio, un’autobiografia in tre volumi (uno in italiano), per un totale di quasi duemila pagine e si lamenta spesso per non aver ricevuto riconoscimenti ecclesiastici. Su di lui circola la seguente barzelletta. Alla morte di Giovanni Paolo II, qualche cardinale “progressista” immagina di eleggere al soglio pontificio «quel famoso professore di Tubinga. Tanto per far vedere che la chiesa cattolica non è così conservatrice». Qualcuno telefona per sondare la disponibilità, ma ottiene una risposta negativa: «Vuole rimanere infallibile!».
Vale la pena, però, rileggere questo simpatico narcisista: non è obbligatorio pensarla come lui, basta lasciarsene stimolare.
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